2 gennaio 2010

L'augurio? Abolire la pena di morte nelle carceri

Caro amico ti scrivo per auspicare che, nel 2010, si interrompa la catena di omicidi di poveri cristi caduti nelle mani delle forze dell'ordine. Il 2009 era sembrato promettere bene. Condanne, sia pure in larga misura simboliche (c'è poco da sperare che abbiano effetti pratici), per gli assassini in divisa di Riccardo Rasman e di Federico Aldrovandi. "Omicidi colposi", secondo i giudici, ma in Italia è difficile chiedere di più. C'era la speranza che queste sentenze potessero dissuadere chi, corazzato dei crismi dell'autorità e avendo un poveraccio (magari fastidioso) in sua balia, si ritiene autorizzato a massacrarlo. Come nel caso dell'innocuo Aldo Bianzino, che coltivava canapa indiana nel suo campetto a uso personale, condannato a morte per una così grave trasgressione. Come in decine di casi non meno tragici.
Non è stato così. La pena capitale è stata inflitta a Stefano Cucchi, un altro "drogato di merda", e l'evento è stato celebrato da tale onorevole Giovanardi che ha attribuito alla vittima stessa e ai suoi costumi la fine inevitabile. Questo Giovanardi, noto per inciso, è autorevole esponente di un partito che il Pd, e persino il Prc, corteggiano in tutte le maniere. Prima ancora era toccato a Francesco Mastrogiovanni, maestro elementare, anarchico. Idolatrato dai suoi scolari e apprezzato dai genitori di costoro. Dopo un dubbio incidente stradale (avrebbe sbandato e tamponato quattro macchine in sosta), vigili urbani e carabinieri lo conducono direttamente in manicomio. Per quattro giorni giace legato al letto di contenzione. Ne esce morto, per un edema polmonare che nessuno sa spiegare. A fine anno tocca a Uzoma Eneka, "il negro" (così lo definirono le guardie carcerarie) che era stato testimone di un pestaggio avvenuto nei sotterranei delle carceri di Teramo. La sua testimonianza scompare con la sua vita.
L'elenco potrebbe proseguire. Il 2009 è stato un anno funebre, ma non più degli anni precedenti. Chi nel 2001 ha ucciso Carlo Giuliani e massacrato e torturato centinaia di manifestanti l'ha fatta franca: assoluzioni in massa, condanne solo virtuali, promozioni per i più attivi. Con le autorità che recitano il mantra di sempre: solidarietà incondizionata con polizia e carabinieri, qualunque cosa facciano. Vale anche per i nostri soldati scoperti a uccidere bambini, a violentare in massa una giovane somala, a torturare un ladruncolo - anch'egli somalo - con la corrente elettrica, sotto la supervisione di un medico. Una storia antica. Degli oltre trecento morti "per incidente" della legge Reale nessuno ha mai risposto. Gli omicidi sono stati anzi all'origine, almeno in qualche caso, di brillanti carriere. Cambierà qualcosa nel 2010? Ci vorrei sperare. Ma con un ministro della difesa che tesse l'elogio della X Mas, con un partito al governo che promuove apertamente la xenofobia, con un centrosinistra che corteggia il regista del macello di Genova 2001, gli auspici non sono tanto positivi.
Per questo ti scrivo, caro amico. Per distrarmi un po'. Non voglio pensare che la logica secondo la quale chi è debole è passibile di crudeltà varie, fino all'omicidio impunito, sia diventata filosofia di governo. Approvata, quel che è peggio, dall'opposizione. Altrimenti dovrò lasciare un paese molto bello, ma nelle mani di gente molto brutta.
Valerio Evangelisti il manifesto 31/12/2009

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