10 dicembre 2009

Da Isa Barzizza a Helen Martins

Nasce in Sudafrica nel 1897 nel piccolo villaggio di Nieu Bethesda nel deserto del Karroo.

Si sposa nel 1920 con Willem Johannes Pienaar un collega insegnante (lei era maestra) col quale viaggia per il Transvaal, a Cape Town, e Port Elizabeth apparendo in produzioni teatrali, finché lascia il marito in diverse occasioni prima di divorziare nel 1926, dopo che il marito l'aveva lasciata per un'altra donna. Ritornata nella usa amata Nieu Bethesda accudisce per i successivi 17 anni ai genitori. La madre muore nel 1941, il padre nel 1945. Rimasta sola con poche prospettive in un villaggio di Calvinisti bigotti fa una vita da reclusa isolata dalla comunità.
Si dà alla scultura (anche se lei non si considera un'artista) e crea delle opere magnifiche, uniche, surreali, poetiche. Considerata dai vicini più che altro un'eccentrica, continua nella sua opera finché, nel 1976, semi cieca,  si suicida bevendo della soda caustica.
Sto parlando di Helen Martins, della quale nulla sapevo fino a ierlaltro, quando sono  andato a vedere lo spettacolo (che ho recensito per teatro.org) Verso la Mecca con Isa Barizizza incentrato proprio su di lei. Non tanto sul suo essere scultrice ma sull'essere donna, in una società che relegava il femminino in angusti schemi sessisti e maschilisti, come oggi insomma.
Sul sito di teatro vi parlo dello spettacolo e della donna, qui, oggi voglio parlarvi  della scultrice.
Helen vvisse in solitudine dedicandosi alla sua arte. Pur senza fare mai mostre e accettando raramente visitatori nella sua casa (così come non fu mai influenzata dall'arte ufficiale, vivendo sempre in solitudine) anzi meravigliata che qualcuno potesse interessarsi alla sua opera, soffrì del pregiudizio dei vicini Calvinisti e bigotti che la consideravano una senza dio nonostante le sue sculture fossero ovviamente prodotte per mano di una donna religiosa. Applicò il cemento ai cavi elettrici dipingendo il tutto poi o ricomprendo il tutto con vetri colorati costruendo così nel suo giardino oltre 200 tra Cammelli, Gufi, Pavoni, ma anche personaggi biblici, Budda e Boscimani quasi a dimensione intera nella casa e intorno alla casa come un gigantesco esercito.
La Bibbia,  Omar Khayam, William Blake tra i suoi ispiratori. Quando sentì che la sua vita artistica era alla fine bevve la soda caustica  e morì da sola dopo tre giorni di agonia. Oggi la sua casa è un museo.
La sua opera ancora oggi parla per lei, di lei. Una donna Libera, fino alla fine. E a me sembra già di conoscerla da sempre anche se l'ho incontrata solo due giorni fa...

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bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
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