24 agosto 2008

Spazio 1999

Mi ero fatto la doccia. Avevo indossato il pigiama e sopra una vestaglia, color marroncino-cacarella. Era sabato sera, e un senso di pace pervadeva la casa, vuota. Non ricordo se mia madre fosse in casa, neppure mia sorella... Forse ero solo con nonna, oppure no. Mi avviai verso la camera da pranzo, dopo aver chiuso la porta che divideva il corridoio d'ingresso, dal quale sia accedeva alla camera da pranzo, dal resto della casa, così potevo tenere il volume della tv più alto senza sentire le proteste dei miei. Ero tranquillo, la settimana era finita, il giorno dopo era domenica e non si andava a scuola e nulla avrebbe turbato il mio sonno, o la serata. C'era solo una piccola preoccupazione a minare la mia tranquillità,. Quella mattina, a scuola, chissà perché, avevo detto, alla suora che aveva fatto il giro delle classi per informarsi, che il giorno dopo sarei andato a messa. Mi ero impegnato, e ora quell'impegno cozzava col mio orizzonte di placida tranquillità casalinga. Così, mentre cercavo un modo per sottrarmi a quella messa che rischiava di incombere come un giorno di scuole, provai a distrarmi accendendo la tv.
Il tempo di sedermi e il nuovo tv in bianco e nero, a transistor e non a valvole, si accese, trasmettendo l'immagine dell'annunciatrice che disse: "Va ora in onda "Separazione" primo episodio della serie di fantascienza Spazio 1999". Rimasi di sasso. Prima assaporando la fortuna di aver acceso la tv appena in tempo, poi disperando all'idea che, ignaro della programmazione tv, mi sarei benissimo potuto perdere quell'episodio e l'intera serie.
L'episodio aveva, ai miei occhi di undicenne, una qualità cinematografica, un'alta credibilità scientifica (sempre per quegli occhi giovani) e una lentezza nel raccontare i fatti che aveva un qualcosa di filosofico. Rimasi annichilito. Un'ora intera di fantascienza tutta per me senza nessuno in casa che mi rompesse le scatole, nemmeno quella dannata preoccupazione per la messa del giorno dopo, alla quale non pensai più per tutta la durata dell'episodio.
Quando Separazione finì mi compiacqui ancora il caso che mi aveva regalato quell'episodio. Se non fossi stato razionalissimo anche allora avrei pensato a un sesto senso che mi aveva fatto accendere la tv proprio in quel momento... Invece si era trattato solo di una coincidenza. Mentre mi recavo a letto, ripensando all'episodio e al mondo da esso evocato (quei poveretti della base spaziale Alpha proiettati fuori dall'orbita terrestre alla deriva nello spazio) sentii una gioia incontenibile ma un po' rimasi triste perché non potevo condividerla con nessuno, il mio cruccio di sempre, tante idee, emozioni, sensazioni, e mai nessuno lì ad ascoltarle e viverle con te. Mi mancava un amico, un confidente, un amore... Credo che, all'epoca, queste tre figure fossero fuse insieme in un unica cifra, quella di qualcuno che non c'era.
Mi addormentai pensando alle Aquile (le astronavi della serie), agli interni della base, così avveniristici, all'autorità accondiscendente del comandate Koenig, alla figura del professor Bergman, col quale mi ero subito identificato, più anziano e saggio degli altri, e solitario, scevro di affetti e compagnie varie, proprio come me... Mi addormentai felice, sapendo che nell'immediato futuro non c'era scuola e la vita mi sarebbe appartenuta un po' di più.

Alla messa, il giorno dopo, non andai.

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bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
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