15 aprile 2008

Il giorno dopo la catastrofe



Non ho mai detto in vita mia "ve lo avevo detto io" prima d'ora, ma stavolta sono stato davvero una Cassandra, anche se, come ricorda Rossanda ieri sul manifesto, le Cassandre fanno una brutta fine.
La sensazione che ho è che si abbia tutti cazzeggiato con cose più grandi di noi e come risultato per la prima volta dal 1948 il Parlamento italiano non ha alcuna rappresentanza di sinistra, a sinistra.

Non mi pento del voto che ho dato, a sinistra critica alla camera a e quella arcobaleno al senato.
Il mio voto non è stato un azzardo, in tutta coscienza non potevo votare Pd perché Veltroni crede che non ci sia più lotta di classe mentre in realtà è venuta amancare solamente la rappresentanza comunista alle camere (il socialismo è stato trucidato da Craxi e Boselli non è tanto diverso da Bettino eticamente se per garantismo (sic!) ha offerto un seggio a Mastella).

Non penso come Boselli che la responsabilità della scomparsa delle sinistre dalle camere sia anche di Veltroni.
Se la sinistra non ha preso abbastanza voti è solo colpa dei suoi partiti nemmeno degli elettori che si sono astenuti, quel 4% di voti mancanti non avrebbe risolto il disastro.

Lo spostamento a destra dei voti è il segno che almeno il 65% dell'Italia non si vergogna più di essere razzista, classista, qualunquista, schiavista, imperialista, maschilista, sciovinista e omofoba. E il peggio è che almeno la metà di chi ha votato a destra ignora di essere fascista perché non sa cosa sia il fascismo, mentre l'altra metà gongola come starà gongolando Ciarrapico.

Fanno bene Bertinotti e Boselli a dimettersi. E non perché sono "vecchi", magari Rossanda decidesse di mettersi alla guida di una confederazione delle sinistre unite ma perché la loro politica ha portato a questo disastro.

Il mio impegno di cittadino senza più rappresentanza in parlamento (perché il PD non potrà mai rappresentarmi finché loschi figuri come Paola Binetti, me potrei fare tanti altri nomi, non vengono sfiduciati, smentiti, zittiti e cacciati dal partito in malo modo) è quello di tornare a militare direttamente in quel che rimane della sinistra.

Il nostro impegno di cittadini senza una vera rappresentanza democratica di sinistra è quella di rimboccarci le maniche, non già per aiutare il paese ad uscire da una crisi politica inimmaginabile solo 20 anni fa, ma per ricostruire dalle macerie di questa sinistra un'opposizione che sembra ripartire esattamente là dove si trovò Togliatti una volta escluso dal governo di De Gasperi.
Solo che il partito (i partiti) non sono numericamente più quelli di allora, ripartiamo da un misero 4%.

I prossimi mesi ci diranno se la nostra militanza di cittadini servirà solo a frenare l'inevitabile catastrofe o se porterà davvero all'agognata ma ancora lontanissima Rinascita.
Io ve l'avevo detto.
E, per la prima volta, mi rode di avere avuto ragione.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci sono almeno due aspetti che muovono un'inquietudine mai sentita prima.

Il primo. Se il dato sociologico approssimativo delle prime ore avrà conferma, una consistente parte del voto alla destra viene da elettori di fasce deboli. C'è da chiedersi quale percezione del reale, quale capacità di collegare causa ed effetto, quali capacità di difendere i propri diritti possano sopravvivere quando alla lettura del giornale - in Francia e in Germania gli operai escono dalle fabbriche col quotidiano sotto al braccio - viene sostituita l'informazione resa dal nostro monoblocco mediatico.

Il secondo. Dal Parlamento sparisce una rappresentanza di tradizione secolare. A parte la malinconia, si dovrebbe riflettere sul fatto che la sinistra da oggi non ha più titolo "formale" ad esser ascoltata nei telegiornali - non più di quanto ne abbiano i marxisti-leninisti o Forza Nuova - sicché un quindicenne di oggi andrà a votare alle prossime politiche probabilmente senza sapere chi siano Bertinotti, Salvi, Diliberto, Grillini...

Paesanì, fa' qualcosa.

Alessandro Paesano ha detto...

l primo. Se il dato sociologico approssimativo delle prime ore avrà conferma, una consistente parte del voto alla destra viene da elettori di fasce deboli. C'è da chiedersi quale percezione del reale, quale capacità di collegare causa ed effetto, quali capacità di difendere i propri diritti possano sopravvivere quando alla lettura del giornale - in Francia e in Germania gli operai escono dalle fabbriche col quotidiano sotto al braccio - viene sostituita l'informazione resa dal nostro monoblocco mediatico.

Non ho letto i dati sociologici ma non credo che il problema della deriva dei voti a destra sia un problema culturale. Non se per cultura si intende il grado di scolarizzazione.
Sarebbe come dire che chi ha votato a destra sono "stupidi".

Io non credo affatto lo siano.
Anzi l'ho pensato fin prima di questo voto. Ma pensare che chi vota a destra sia stupido è un retaggio di sinistra poco in linea con i valori marxisti ma presente in tutta la compagnie marxiana.


Purtroppo le cose sono molto peggiori.
La gente che vota Berlusconi non lo fa perché sciocca, dissennata, superficiale, lo fa perché si identifica in Berlusca, si riconosce noi suoi non-valori. E' da lì che dobbiamo ripartire da un paese di ladri, di evasori di tasse, di chi non rispetta la legge perché considera le norme della comunità accessorie, limitanti la propria libertà, perché sono tutti come il Marchese del Grillo ("Io so' io e voi nun siete un cazzo").

L'ignoranza c'è nel paese ma riguarda tutti non solo la destra. E le classi povere hanno sempre votato a destra è la vulgata marxiana che vuole gli operai progressisti. naturalmente tendiamo tutti al fascismo perché è più facile, è più semplice. Più sofisticato e più difficile (da seguire, da applicare) è il marxismo che riguarda le classi sociali alte, culturalmente e anche economicamente.
Solo gli imprenditori disonesti votano a destra perché invece di
seguire le vere regole del mercato capitalistico vogliono facilitazioni e privilegi. I capitalisti di sinistra c'erano (Uno per tutti Olivetti Senior) producevano e bene e, nei limiti del capitalismo, facevano del bene anche agli operai.
Oggi sono sostituiti da Berlsuconi che i primi soldi per costruire il suo impero sapiamo nove li ha presi...

il nostro è un problema di valori (cioè di la cultura nel senso alto) ma ci riguarda tutti trasversalmente, ma mentre la destra accanto all'omofobia e alla misoginia ha anche proseguito un discorso sociale col paese la sinistra si è isolata in miti utopismi radical chic e ora ne paga le conseguenze. Anzi tra tante ingiustizie lo tsunami che ha spazzato i partiti di sinistra dal parlamento è la prima cosa giusta che capita in Italia da un po' i tempo in qua.
Ce lo meritiamo, ben ci sta.

Dal Parlamento sparisce una rappresentanza di tradizione secolare. A parte la malinconia, si dovrebbe riflettere sul fatto che la sinistra da oggi non ha più titolo "formale" ad esser ascoltata nei telegiornali - non più di quanto ne abbiano i marxisti-leninisti o Forza Nuova - sicché un quindicenne di oggi andrà a votare alle prossime politiche probabilmente senza sapere chi siano Bertinotti, Salvi, Diliberto, Grillini...

Bene. Allora lasciamo stare la tv e pensiamo alle piazze, al paese reale, alla cosa pubblica e non
alla sua rappresentazione mediatica.

I tatzebao hanno fatto magie negli anni 60-70 figuriamoci cosa può fare oggi internet e la rete (non quella mediatica ma quella tra le persone).

C'è solo da rimboccarsi e maniche!

bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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