18 maggio 2013

Il magone non è un grosso mago...

Appena Daniele è uscito da quella che fino a 15 giorni prima era stata anche casa sua, mi sono messo a lavare i piatti di casa

Daniele era tornato per prendere alcune delle sue cose ancora da me e per dirmi, nel peggiore dei modi, non solo che non ritornava a casa, ma che la nostra storia, giunta al settimo anno, era finita e che stava già con un altro (E' giusto che lo sappia anche tu, sto con B. e Tiziana ha detto che se lo vedi te lo vuoi fare anche tu). Ora che se ne era andato la sua uscita da casa segnava anche l'uscita dalla mia vita.

Così eccomi  a lavare i piatti cercando di non cadere a terra in posizione fetale, un po' come quando reagisci a un incidente d'auto incaponendoti  a fare qualcosa sto bene sto bene va tutto bene mentre sei ancora tanto stordito dalla botta presa che nemmeno te ne rendi davvero conto.

Intanto decido con una graniticità che non sospettavo di possedere che per Daniele non posso starci male, che tanto non serve a niente.

A sostenermi in questa impresa epica metto a loop nel lettore cd (dvd) un pezzo di Enzo Avitabile, Dolce sweet M  la prima musica tutta mia nella mia nuova vita da single, che da allora, 2005 non mi ha mai abbandonato.

La singolitudine intendo, il brano invece me lo ero proprio dimenticato e lo riscopro oggi che, nel togliere dalle scatole (possibile che non esista il verbo?) i cd da mettere nei vecchi benni (Ikea) della mia nuova camera (e casa) me lo ritrovo tra le mani.

Il brano deliziosamente malinconico e al contempo musicalmente proiettato nel futuro è questo:


In questi otto (incredibile ne siano già passati otto!) anni ho avuto un flirt e una convivenza fraterna e tanto sesso ma l'intensa solitudine on my own che mi ha condotto dove sono, cioè al crollo finanziario è ancora la stessa.

Incapace di tenermi l'amore e incapace di trovarmi un altro lavoro direbbe Tamara che sa presentare visioni apocalittiche come incontrovertibili verità.

In effetti non saprei cosa risponderle mentre respiro l'acre odore della vernice della stanza nuova che ancora non se ne va e lo splendido sole che entra dalla finestra mi fa stringere gli occhi e nello stomaco ritrovo il magone che quel pomeriggio mi attanagliò mentre lavavo i piatti.

Non li ho mai lavati altrettanto bene da allora.

E ora come allora non riesco a versare nemmeno una lacrima.

No, il magone non è un grosso mago.

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