Sanremo, par condicio

E dopo aver criticato (anche in maniera troppo bonaria) il testo della canzone di Anna Tatangelo (la cui interpretazione, tra l'altro, è stata, almeno nella serata di lunedì, scialba, stentata e semi stonata)


anticipando un coro di proteste per fortuna non solo di ...categoria (ehm) ma anche altre vogliamo parlare di Andrea Bonomo che, in quanto a cliché, snocciola addirittura quello del figlio (gay non dichiarato, anzi la sua ragazza si chiama Giada, ma l'atteggiamento rientra in certi canoni stereotipati...) innamorato della madre ("Anna è forse l'unica persona che io potrei sposare"(...) "E forse non c'è niente di speciale ma Anna è la mia mamma")?



La canzone prende a piene mani dal cliché duro a morire della mamma-madonna, purissima (è nel testo...), bellissima, ma asessuata proprio come il gay di Anna Tatangelo che un ragazzo non ce l'ha "perché quello che aveva lo ha già lasciato da un pezzo".

Altro che canzone pro-gay i gay descritti nella sua canzone son quelli che piacciono al Vaticano: casti e sessualmente innocui...

Come non avere orrore di questa Italia, di questi italiani? Già l'anno scorso Anna aveva ucciso il femminismo con un testo stramaschilista (griffato Mogol, il quale quest'anno tra i giovani piazza sui figlio...) adesso completa l'eccidio del buon senso e della cultura con una canzone che non è un inno ai gay ma più semplicemente un inno ai luoghi comuni sui gay...

Figli finocchi innamorati delle proprie mamme ecco cosa ha prodotto nell'immaginario collettivo vent'anni di movimento omosessuale... Era meglio una revolverata sulle palle...

E ora scusate ma devo andare a toccare le tette a mia madre e mettermi su un po' di trucco prima di andare in ufficio...