30 marzo 2013

Ciao Enzo!

Così se n'è andato anche Enzo Jannacci uno di quegli autori sprecati per un paese come l'Italia nel quale, pure, ebbe molto successo con un brano solo apparentemente disimpegnato come vengo anch'io (no, tu no).

Il lato B del 45 giri di quel grande successo è uan canzone che timido bambino ascoltavo con curiosità per un testo per me allora un po' criptico ma che capivo importante.

La canzone è Giovanni telegrafista.



Solo oggi scopro che il testo è la versione italiana di una poesia brasiliana di Cassiano Ricardo


"João o telegrafista"
João telegrafista.
Nunca mais que isso,
estaçãozinha pobre
havia mais árvores pássaros
que pessoas.
Só tinha coração urgente.
Embora sem nenhuma
promoção.
A bater a bater sua única
tecla.

Elíptico, como todo
telegrafista.
Cortando flores preposições
para encurtar palavras,
para ser breve na necessidade.
Conheceu Dalva uma Dalva
não alva sequer matutina
mas jambo, morena.
Que um dia fugiu — único
dia em que foi matutina —
para ir morar cidade grande
cheia luzes jóias.
História viva, urgente.

Ah, inutilidade alfabeto Morse
nas mãos João telegrafista
procurar procurar Dalva
todo mundo servido telégrafo.
Ah, quando envelhece,
como é dolorosa urgência!
João telegrafista
nunca mais que isso, urgente.


Por suas mãos passou mundo,
mundo que o fez urgente,
elíptico, apressado, cifrado.
Passou preço do café.
Passou amor Eduardo
VIII, hoje duque Windsor.
Passou calma ingleses sob
chuva de fogo. Passou
sensação primeira bomba
voadora.
Passaram gafanhotos chineses,
flores catástrofes.
Mas, entre todas as coisas,
passou notícia casamento Dalva
com outro.

João telegrafista
o de coração urgente
não disse palavra, apenas
três andorinhas pretas
(sem a mais mínima intenção simbólica)
pousaram sobre
seu soluço telegráfico.

Um soluço sem endereço — Dalva —
e urgente.

Non è l'unica frequentazione brasiliana di Jannacci.

Jannacci ha inciso nel 77 una magnifica versione di 'A costruçao' di Chico Barque De Hollanda



Non la prima nè l'unica, ne ricordo, en passant altre due, distanti nel tempo.
una di Anna Identici del 1970



e una di Ornella Vanoni del 1975



dal testo diverso ,più pulito e meno straziante, di quello che Enzo (assieme a Sergio Bardotti) restituisce nella sua versione.

...come saprete Mina ha inciso nel 77 un album di canzoni di Enzo, Mina quasi Jannacci dove quel quasi non potrebbe essere più adatto per il cambio di prospettiva di classe e politica che con le sue interpretazioni raffinate Mina dà soprattutto di alcune canzoni come Vincenzina e la fabbrica (leggetevi le belle parole di critica che  Gianfranco Manfredi le dedica nel suo Mina Milva Vsnoni e altre storie della Latoside).

Scelgo allora un inedito Ecco tutto qui (allora) scritto ad hoc per il disco


che Enzo   inciderà solamente due ani dopo nel 79.



 Confrontate le due versioni e poi ditemi se Manfredi non ha ragione...

.

Nessun commento:

bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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