2 agosto 2010

2 agosto 1980. La strage di Bologna ha trent'anni.


Alle 10,25 del 2 agosto 1980 una bomba esplode nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna facendo 85 morti e 218 feriti.
Da un lato ci sono le sentenze definitive in base alle quali è incontrovertibile che si sia trattato di una strage attuata da elementi dell'estremismo di destra. Dall'altro c'è un'inchiesta della Procura di Bologna che, in base alle risultanze della Commissione Mitrokhin, considera spiegazioni alternative a quelle ratificate dalle sentenze irrevocabili. 
Dal 23 novembre 1995 è definitiva la condanna all'ergastolo di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, esponenti dei Nar, gruppo terroristico di estrema destra attivo tra la fine anni '70 e primi '80. La Cassazione, sempre nel novembre '95, ha confermato le condanne per Licio Gelli (dieci anni di reclusione), Francesco Pazienza (dieci anni) e degli ex ufficiali del Sismi Pietro Musumeci (otto anni e cinque mesi) e Giuseppe Belmonte (sette anni e undici mesi) per i depistaggi. Dodici anni dopo, nell'aprile 2007, la Cassazione ha confermato la condanna a 30 anni per un altro ex Nar, Luigi Ciavardini, minorenne all'epoca della strage.
Mancano però ancora i nomi dei mandanti, manca una spiegazione del ruolo e delle responsabilità della P2, dei servizi segreti, della classe dirigente di quegli anni, così come di quanto lo scenario internazionale incise sulla strage.  Il segreto di stato, che si sta cercando di prorogare, non permettono di fare piena luce sui mandanti della strage.
La cronaca politica per altro ci ricorda crudamente che non stiamo parlando di un passato consegnato agli archivi e ai libri di storia: l'attuale Presidente del Consiglio - come è noto - in quegli anni aderiva alla P2, e il suo governo sta attuando senza mezzi termini il piano di "rinascita" di Licio Gelli. Flavio Carboni, figura squallida e complice degli affari di Verdini e Dell'Utri, fu uno dei protagonisti del depistaggio successivo alla strage. In questi mesi si è tornato a parlare delle stragi del 1992 e del 1993: non fu sola Cosa Nostra nel mettere le bombe, ma era "accompagnata" da quell'intreccio di apparati, uomini di governo, massoneria, destra neofascista, che ha continuato - impunito - a fare affari e ad uccidere. Il ricordo della strage di Bologna è una ferita che sanguina ancora perché non c'è ancora tutta la verità. E ogni anno si cerca di confondere le acque provando a dare in pasto ai giornali piste estere che, poi alla prova dei fatti, si dimostrano inconsistenti. O di prorogare la scadenza del segreto di stato, come sta avvenendo in questi mesi, per rendere tutto più difficile e nebuloso. Come Pasolini, sappiamo ma non abbiamo le prove. Non ci basta. Noi chiediamo tutta la verità. Per rispetto di quegli 85 morti e quei 200 feriti, per difendere la Costituzione e la democrazia nel nostro Paese. Perché la strage di Bologna è domani.(fonte
Paolo Ferrero Bologna, 30 anni dopo Liberazione del 01/08/2010 in Essere comunisti

Oggi, trentesimo anniversario della strage, alle commemorazioni ufficiali non sarà presente alcun ministro. E' la prima volta che accade. A rappresentare il Governo ci  sarà il solo prefetto di Bologna.
Di seguito riprendo il comunicato emanato da Paolo Bolognesi Associazione delle vittime della Strage di Bologna del 2 agosto 1980.

Strage Bologna – Il governo non c’è, ma questa piazza è ancora oggi, come 30 anni fa, solidarietà e democrazia

02-08-2010
30 anni fa, alle 10,25, chi collocò in questa stazione una bomba voleva un massacro e lo ottenne. Le scene strazianti che si presentarono ai soccorritori sono ancora oggi negli occhi e nel cuore di ciascuno di noi: corpi martoriati, grida di aiuto, polvere, sangue, calcinacci e, su tutto, l’odore acre della polvere da sparo, mentre già c’era chi si adoperava per accreditare l’ipotesi dello scoppio accidentale di una caldaia.
Ancora una strage, ancora persone innocenti massacrate. Ancora a Bologna, nuovamente colpita, ma pronta a rialzarsi.
Non dimenticheremo mai la solidarietà ricevuta quel 2 agosto 1980, il contributo di tanti cittadini che, al di là delle loro convinzioni politiche, ci hanno dato e ci danno ancora un appoggio concreto e morale straordinario.
Una scena tra tutte è emblematica della reazione della nostra città: l’autobus 37, trasformato in camera mortuaria per lasciare le ambulanze ai feriti, in servizio permanente grazie al senso civico del suo autista; il quale, nonostante da tempo fosse finito il suo turno, ai colleghi che gli offrivano un cambio, con gli occhi lucidi, ma voce ferma rispondeva: “Vado avanti”.
La volontà di andare avanti, di reagire alla sfida terroristica, ha portato noi familiari delle vittime a non arrenderci, chiedendo da subito verità e giustizia; ha portato la cittadinanza a stringersi intorno a noi, reagendo contro ogni volontà di imporre il disimpegno e la rassegnazione; ha portato la parte sana dello Stato, forze dell’ordine e magistrati onesti, a cercare di smascherare chi aveva voluto, pianificato ed eseguito quella strage.
Grazie a loro, grazie a chi non si è arreso ai molteplici e costanti tentativi di inquinamento e di intossicazione delle indagini e dei processi, oggi, per la giustizia e per la storia, l’attentato del 2 agosto ha precise responsabilità che non ci stanchiamo di ripetere.
Ad eseguire materialmente la strage sono stati i neofascisti dei NAR Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini.
A depistare le indagini sono stati Licio Gelli, Gran Maestro della Loggia Massonica P2, il faccendiere Francesco Pazienza, gli appartenenti al SISMI generale Musumeci e colonnello Belmonte, uomini ai vertici del servizio segreto militare entrambi iscritti alla Loggia Massonica P2.
Nel manifesto di quest’anno abbiamo scritto:
30 anni
di veleni contro le tante verità accertate
di premi per gli assassini
di mandanti ancora senza volto
di segreti di Stato
Non lo scoppio di una caldaia, non terroristi internazionali maldestri che, senza volere, hanno dimenticato una bomba alla stazione, non i libici, non i palestinesi, ma neofascisti, servizi segreti, Banda della Magliana e Loggia Massonica P2, tutti assolutamente interessati ed alleati per impedire l’accertamento della verità.
Questo oggi è un dato sia storico che giudiziario, è un dato che i mandanti e gli ispiratori politici della strage alla stazione, che su quell’attentato hanno costruito e rafforzato le proprie posizioni di potere, non si possono permettere che venga divulgato.
Assicurare l’impunità agli autori di quell’orrendo crimine è un obbligo per chi ha armato la loro mano: libertà in cambio di omertà, in questo modo si spiegano gli incredibili benefici concessi a Mambro, Fioravanti e Ciavardini, che denunciamo da anni:
Ciavardini, condannato nel 2007 a scontare 30 anni per strage, è uscito dal carcere 1 anno fa, dopo solo 2 anni di detenzione.
Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, condannati complessivamente a14 ergastoli per strage e 12 omicidi, e a più di 200 anni di carcere per reati minori come occultamento di cadavere e rapina, hanno scontato in carcere 2 mesi per ogni morte causata.
Delle loro vittime i giornali non parlano mai, né pubblicano le loro foto, come se si cercasse di farle dimenticare, perché il loro ricordo contrasta con la nuova immagine di questi due vigliacchi assassini, in vista di una loro futura carriera politica. Ma noi non le dimentichiamo, sono:
  • Roberto Scialabba, 19 anni, ucciso perché aveva i capelli lunghi e l’aspetto di un comunista;
  • Antonio Leandri, 24 anni, ucciso per uno scambio di persona;
  • Maurizio Arnesano, 19 anni, soldato di leva ucciso per impadronirsi del suo fucile;
  • Marco Pizzari, 18 anni, e Giuseppe De Luca, uccisi perché ritenuti traditori e testimoni pericolosi;
  • Franco Evangelista, Enea Codotto, Luigi Maronese, Francesco Straullu e Ciriaco Di Roma, uomini delle forze dell’ordine uccisi perché ostacolavano l’attività criminale dei NAR;
  • Francesco Mangiameli, ucciso perché poteva incastrare Mambro e Fioravanti per la strage di Bologna;
  • Alessandro Caravillani, 17 anni, ucciso con un colpo alla tempia durante una rapina.
E soprattutto, non dimentichiamo il magistrato Mario Amato, al cui ricordo siamo legati da profondo affetto e gratitudine. Da solo, a Roma, svolgeva le indagini sul terrorismo nero con rigore e serietà e per questo fu ucciso. Si era accorto che l’estrema destra era in fermento, si preparava a qualcosa di grosso, probabilmente un attentato di dimensioni senza precedenti e, dopo aver denunciato durante un’audizione di fronte al Consiglio Superiore della Magistratura, il suo isolamento all’interno della Procura di Roma e la pericolosità dinamitarda dei NAR, 10 giorni dopo fu ucciso. Era il 23 giugno 1980, 40 giorni prima della strage alla stazione.
Oggi, a 30 anni di distanza, vogliamo sottolineare un fatto importante che ricorda gli ambienti in cui si era imbattuto Mario Amato durante le sue indagini sul neofascismo e sui suoi legami col sottobosco finanziario, economico e col potere politico. Nell’ambito di un’inchiesta su un maxiriciclaggio, è stato arrestato l’estremista di destra Gennaro Mokbel, indicato come responsabile del riciclaggio di ingentissimi capitali illegali e legato alla ‘ndrangheta e alla Banda della Magliana, con infiltrazioni nella Massoneria e nelle forze dell’ordine, talmente influente da chiamare “schiavo” un Senatore della Repubblica e trattarlo come tale e da disporre di milioni di euro in diamanti e opere d’arte. Decine e decine sono le telefonate intercettate,come riferito dalla stampa, tra Mokbel, sua moglie e Mambro e Fioravanti, che emergono come veri e propri consulenti politici.
Non sappiamo se l’intercettazione in cui Mokbel dichiara di aver dovuto versare un milione e 200.000 euro per liberare Mambro e Fioravanti corrisponda al vero.
Sappiamo però che ancora oggi aspettiamo di conoscere le basi sulle quali è stata concessa la liberazione condizionale a Mambro e Fioravanti in spregio ai presupposti giuridici previsti per ogni normale cittadino.
Abbiamo appreso, con sconcerto, la disinvoltura e la noncuranza dell’etica politica, con cui il candidato Radicale del Centro –Sinistra, alle recenti elezioni regionali del Lazio: Emma Bonino, abbia avuto nel suo comitato elettorale, come consulenti proprio i due terroristi fascisti Mambro e Fioravanti mandanti dell’assassinio del giudice Amato ed esecutori materiali della strage alla stazione.
10 anni fa da questo stesso palco avevamo detto: in un Paese in cui due stragisti condannati per 97 omicidi sono incredibilmente liberi e sono dirigenti di un partito politico, può davvero succedere di tutto.
Volgendo lo sguardo ai 30 anni passati dobbiamo dire che tanti sono stati i depistaggi e le coperture che sono state messe in atto per far perdere tempo ai giudici e per annullare i risultati processuali faticosamente raggiunti.
Oggi l’Associazione è convinta che anche la pista internazionale messa a disposizione dalla commissione Mitrokin subirà lo stesso misero esito delle precedenti piste. A questo punto sarà necessario che la Procura di Bologna riprenda le indagini sui mandanti per colpirli come meritano.
L’Associazione e’ vigile, tante verità nascoste in passato stanno emergendo sulla base di nuove indagini e nuovi processi ad esempio a Brescia. Il nostro impegno e il nostro contributo verranno forniti nei prossimi mesi ai magistrati di Bologna.
In questo Paese esiste un grumo cancerogeno che ha attraversato 30 anni di storia italiana facendo stragi, uccidendo magistrati e politici scomodi, autotutelandosi presso le istituzioni e utilizzando anche una strana connivenza con certa stampa, secondo un perfetto disegno piduista. Questo grumo accomuna eversione nera, massoneria, settori deviati dello Stato e Banda della Magliana. Ed il recente arresto di Flavio Carboni, inquietante crocevia di questa espressione criminale, dimostra l’attualità di quelle alleanze.
Questo grumo in passato è stato funzionale ad un micidiale progetto politico studiato molti anni addietro, addirittura negli anni sessanta come dimostrato dagli atti del convegno dell’Istituto Pollio su “LA GUERRA RIVOLUZIONARIA”.
Progetto che poneva la gestione degli effetti di criminali e devastanti attentati come utile strumento di lotta politica, come metodo di condizionamento della dinamica della vita democratica del Paese.
Poi lo svuotamento dall’interno dei principi alla base della nostra costituzione con il progetto eversivo della Loggia Massonica P2 denominato “PIANO DI RINASCITA DEMOCRATICA”.
Oggi dobbiamo constatare che quel progetto politico è stato in gran parte attuato rendendo sempre più difficile la vita democratica del nostro Paese.
Questa non è una storia da relegare nelle pagine interne dei quotidiani: questa è la storia del Paese. Quella che non si vuole raccontare, perché i cittadini non devono sapere.
Nonostante il silenzio assordante del ceto politico e l’indifferenza dei mass-media, riceviamo ogni giorno lettere di solidarietà e attestati di stima da cittadini indignati, che ci spronano a continuare a gridare ad alta voce lo scandalo di questi due stragisti e pluriomicidi, che hanno scontato condanne pagate a prezzi di saldo: non esiste detenuto in Italia che abbia goduto di maggiori benefici.
Non ci muove l’odio, ma il senso di dignità, perché senza esigenza di memoria e pretesa di giustizia non vi è vita collettiva che abbia un senso e un valore.
C’è oggi una gran voglia di normalizzare a forza questo Paese, di farci abituare al peggio.
Ci sentiamo confortati dalle parole del Capo dello Stato che, l’8 maggio, nel corso della cerimonia per il giorno della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice, ha voluto sottolineare, ricordando i rischi estremi che il nostro Paese corse nel 1980 e come seppe uscirne:
“… avemmo così la prova di quanto profonde fossero tra gli italiani le riserve di attaccamento alla libertà, alla legalità, ai principi costituzionali della convivenza democratica su cui poter contare.”
Parole che sembrano di estrema attualità visti i pericoli che corre la nostra vita democratica.
La nostra Associazione, da sempre, si batte affinché l’informazione sui fatti tragici del nostro Paese venga portata alla conoscenza di tutti: per questo abbiamo pubblicato nel nostro sito tutti gli atti dei processi sulla strage alla stazione; partecipiamo attivamente alla Rete degli Archivi per non dimenticare affinché nessun atto giudiziario, legato alla storia del nostro Paese, vada disperso e possa essere fonte di studi e ricerche.
È con grande contrarietà che assistiamo al tentativo di limitare per legge l’uso delle intercettazioni; questo creerebbe un grave danno alle indagini e alla possibilità di nuovi sviluppi sulla conoscenza di fatti riguardanti le stragi che hanno insanguinato il nostro Paese. L’informazione è importante soprattutto per i giovani e per dare a tutti la possibilità della conoscenza dei fatti, di essere consapevoli, in modo che nessuno possa più farsi scudo del non sapere e dell’ignoranza altrui. Perché gli assassini, così come i mandanti della strage alla stazione, si affidano all’indifferenza della gente e su di essa costruiscono la propria impunità.
Dopo 6 anni dobbiamo constatare che la legge 206/2004 non è’ ancora in gran parte applicata, dalla sua approvazione ad oggi sono stati approvati dal Parlamento 3 ordini del giorno che impegnavano il Governo in carica ad attuarla completamente senza nessun risultato. All’inizio di questa legislatura abbiamo avuto le assicurazioni e le promesse del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, del Sottosegretario Gianni Letta, del Ministro della Giustizia Angelino Alfano, del Ministro dell’Interno Maroni, ma nulla è stato fatto, la legge è ancora in gran parte inattuata, la delusione dei familiari delle vittime è grande. Questo dà la misura della mancata doverosa attenzione, nei confronti delle vittime, dei Governi che si sono succeduti dal 2004.
L’assenza del Governo, oggi, ne è la conferma.
L’ONU-UNESCO PER LA PROMOZIONE DI UNA CULTURA DI PACE ha inserito il memoriale della strage del 2 agosto alla stazione di Bologna, nell’ambito del programma “Patrimoni per una cultura della Pace”. Questo riconoscimento ci riempie di orgoglio e sarà un ulteriore impegno per mantenere la memoria negli anni futuri compiendo nel contempo azioni in favore della Pace.
Noi 30 anni fa in questo piazzale abbiamo perso gli affetti più cari, un pezzo della nostra vita. Per onorare la loro memoria abbiamo scelto la strada della ricerca della verità e della giustizia, l’unico modo per vincere con le armi della democrazia i disegni criminali.
In questi anni abbiamo cercato di far esaltare l’orgoglio di appartenere ad una associazione che ha come impegno primario ottenere giustizia e verità, abbiamo soffocato la commozione che ci deriva dall’enorme tragedia che ha colpito ognuno di noi. Abbiamo guardato avanti e tanti sono i risultati che in questi anni si sono ottenuti, specialmente sui diritti delle vittime nonostante che i vari governi, con ripetute promesse e assicurazioni, non operino per applicare completamente le leggi pur approvate dal Parlamento.
È consapevolezza, ormai di tutti i cittadini, che l’ostacolo principale alla verità, allo smascheramento dei mandanti, è l’apposizione anche in modo non ufficiale del segreto di Stato in tutti i processi di terrorismo e stragi. Per questo ribadiamo con forza che, passati 30 anni dall’evento, tutti i documenti ad esso relativi ed i nominativi in esso contenuti, in possesso dei Servizi Segreti, della polizia e dei carabinieri, vengano catalogati e resi pubblici senza distinguere tra documenti d’archivio e quelli d’archivio corrente. L’ipotesi di reiterare il segreto di Stato dopo 30 anni è una vergogna, sembra fatta non per tutelare la sicurezza dello Stato ma per rendere impossibile colpire i mandanti e gli ispiratori politici.
A chi ha tentato di piegarci abbiamo contrapposto la fermezza di chi non si fa comprare, e continuiamo con ostinazione, a portare avanti le nostre battaglie.
Nel rivendicare i nostri diritti abbiamo evitato di sentirci o farci sentire vittime, ci siamo sempre comportati come cittadini che chiedono cose a loro dovute.
La nostra è stata ed è una lunga battaglia: contro il tempo che passa; contro i silenzi e le menzogne; contro i tentativi di delegittimazione ancora in corso; contro chi pensa di difendere i carnefici e non le vittime; contro chi vuole farci dimenticare, abbassare la testa;a questo proposito quest’anno abbiamo assistito ad un triste tentativo di immiserire la manifestazione che è in corso ora, quasi che molti politici si fossero stancati dei cittadini che scendono in piazza per ricordare e pretendere giustizia. Questa manifestazione, la solidarietà e la partecipazione dei cittadini che ogni 2 agosto vogliono farci sentire la loro vicinanza non è un elemento di disturbo da eliminare, ma è il segno di una società civile vitale, che non è disposta a farsi zittire da chi vorrebbe avere a che fare con sudditi e non con cittadini dotati di senso critico e di volontà di partecipazione alla vita democratica.
La stima che abbiamo ottenuto dai cittadini è stata grande e ci auguriamo di poterla mantenere anche per i prossimi anni.
QUESTA PIAZZA È ANCORA OGGI, COME TRENTA ANNI FA, SOLIDARIETÀ E DEMOCRAZIA.fonte Arcoiris tv





Fonti di questo post:

Arcoiris tv
Essere comunisti

Viaemilianet
Il messaggero

1 commento:

Herm ha detto...

Assurdo... cos'altro deve succedere?
Olio di ricino e manganellate alle prossime elezioni? :(((
Herm

bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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