1 gennaio 2010

Fantasia (Lauzi-Cocciante) di Milva e Gabriella ferri

Nel 1985, grazie a un amico che non vedo più da allora (ciao Luca, chissà se ti ricordi ancora di me!) ascoltai Identikit, un album di Milva del 1983, che sarà la mia colonna sonora per tutta quell'estate.
Fra le varie canzoni di quel disco una in particolare mi colpisce, per la musica, come al mio solito, prima ancora che per il testo, che comunque trovai significativo. Fantasia. Ne ignoravo gli autori perché il mio amico aveva la cassetta originale e non l'lp, che io avevo copiato (mettendo nel lato b tante volte quante ce n'entrava solo quel brano) e ascoltavo sempre nel walkman (con equalizzatore e rigorosamente autoreverse...)
Per un ragazzino (anche se avevo 20 anni) romantico com'ero allora quella canzone aveva sulla mia emotività una strana eco, fatta di commozione, nostalgia, riconoscenza, così in generale, meglio, di per sé... E con tali sentimenti andavo alla ricerca di qualcuno cui dedicarli, donarli, rivolgerli.
Dire che non trovai nessuno non è forse inutile ma per me ormai scontato.
Mi era sembrato di individuare un paio di candidati ma... questa è un'altra storia!

Di Milva già in passato c'erano state altre canzoni per me speciali e Fantasia era una piacevole e definitiva conferma.



Mi commuoveva l'immagine della vela sul mare, la frase "al pianobar del mio destino" e quell'acuto finale sulla parola "vi-i-i-aaa" mi sembrava molto elegante e mi aveva fatto commuovere. Milva interpretava la canzone in maniera molto seducente mai volgare, elegante, da signora, da amante patinata, meno carnale di Ornella Vanoni forse, ma lo stesso molto sensuale. E poi una canzone che inneggiava all'amore (o alla sua assenza?) che, per chi la cantava, esisteva solo nella fantasia, era quasi un mantra esistenziale per me...

Passano gli anni.

Passano di moda anche le musicassette e i walkman.

Arriviamo al 2004. Io compero a 5 euro un cd di Gabriella Ferri che ha per titolo il suo semplice nome (Gabriella). Scorro l'elenco dei brani, appena 8, e mi ricordo solo di Canzone che aveva segnato il suo ritorno dopo 4 anni di assenza...
Ascolto il cd su un lettore cd (lo, so, nel 2004 anche il lettore cd è desueto ma non mi rassegnerò al lettore mp3 che nel 2006). Nemmeno ho fatto caso, quando ho comperato il cd, che tra le canzoni ce n'è una che si intitola Fantasia.
Sto fuori casa, appena sceso dall'autobus. Sto attraversando la strada per andare a prendere la metro. Non ricordo dove dovessi andare.
L'album è molto bello i pezzi di Paolo Conte sono delle poesie.
Poi inizia una nuova canzone e già dai primi accordi, dai primi giri ritmici di basso, penso subito alla canzone Fantasia di Milva.
Basisco.
Non posso credere che Gabriella abbia fatto una cover del pezzo di Milva.
Invece è proprio la stessa canzone.



Beh, non proprio "la stessa".
Intanto il testo è differente, e l'interpretazione di Gabriella di tutt'altra natura rispetto quella di Milva.
Un'interpretazione ruvida, ironica, di una persona molto più consapevole ma anche vera di Milva, l'arrangiamento della versione della quale soffoca tra pizzi e centrini di un interno borghese confrontato a quello di Gabriella, verace e greve come fantasia puttana che la segue nella doccia...

D'altronde è Milva ad avere fatto la cover nel 1983 contrariamente a quanto sono stato indotto a credere perchè, per me, l'imprinting è avvenuto con Milva.

E questa versione più animalesca e sgangherata è più in sintonia con la percezione che ho oggi di me stesso rispetto quella patinata del ragazzino romantico di allora.

Sentite come Gabriella spezza le frasi, si fa funambolica, non chiude le vocali, lascia le frasi a metà, gioca col fiato, come personaggio cantante, come istanza che canta, è molto più nel mondo di Milva, lontana con le sue vele, mentre Gabriella non si è mai allontanata dalla doccia di casa...

Infine l'ultima chicca: scopro che la musica è di Cocciante e il testo di Lauzi, il grande, grandissimo Lauzi.  
Fantasia è una canzone ritornata proprio come il figliol prodigo, una canzone tornata dal passato per rendere presente quello di cui allora avevo nostalgia...

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bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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