2 novembre 2008

Pagane tradizioni


Sarà stato il 2002 o il 2003. Eravamo andati a Prima Porta. Eravamo partiti da casa di mia sorella, io, Da., mio cugino Andrea, sua sorella Michela e, lentamente (mia sorella incarna il luogo comune che una donna "fa aspettare l'uomo") arrivammo, per una strada di campagna, fino al cimitero di Prima Porta, dove è stata tumulata mia madre. Si occupò mia sorella della tumulazione, della lapide e di tutto il resto, l'unico mio intervento si limitò a correggere l'epitaffio, trasformando un banale "i figli" in un più personale "Alessandro, Silvia e Buio", dove Buio era il nostro gatto nero (morì nel 97) che mamma aveva amato tanto.
Era una giornata fredda e umida, nuvolosa, e noi eravamo tutti lì. Mia sorella lava la lapide, sostituisce i fiori marciti, e io, come ogni volta che vado al cimitero, arretro inorridito appena annuso l'odore di fiori che marciscono ché mi sembra così osceno perché ricorda che in quelle celle di cemento ben altri marcimenti si stanno effettuando...
La visita prevede due tappe. Anche la madre di Andrea e Michela sta a Prima Porta, stroncata a 50 anni da un cancro (mia madre ne aveva 54...) per cui alla nostra pena si aggiunge la loro e viceversa. A un certo punto mia sorella ci chiede di dire una preghiera, siamo tanti, ci mettiamo in circolo, tenendoci per mano. Michela inizia a piangere, senza singhiozzi, è solo che non riesce a trattenere le lacrime. Io penso, non so se proprio durante la preghiera, che da qualche parte, lì, è sepolto anche Fernando, il marito di Frances, ma non so dove e rinuncio a cercarlo prima ancora di provarci.
Dopo il cimitero ci rechiamo in un ristornate. Nella strada di campagna che percorriamo, e che ci allontana inesorabilmente da Roma, ne passiamo diversi che non ci soddisfano, o, meglio, che non soddisfano mia sorella. Io intervengo solo quando sono le tre e temo che nessun ristornate ci faccia più mangiare.
Mangiamo in un posto decente, pasta carne e tanto vino, a un costo modico.
Durante tutto il viaggio di ritorno io sonnecchio mentre digerisco. Mia sorella, dietro di me, parla per tutto il viaggio al cellulare e il suo vocio querulo e sciocco non mi fa addormentare del tutto.
Arrivati a Roma mi metto davanti al pc, a lavorare, come al solito, sin dai tempi dell'università i giorni di festa sono perfetti per lavorare (o studiare) perché c'è silenzio in giro e nelle case e il tempo sembra scorrere più lentamente.
L'anno dopo mia sorella mi propose di ripetere l'esperienza ("ti era piaciuta tanto" mi dice) le rispondo che era stato bello condividere con lei e i nostri cugini un momento di intimo e raccolto dolore ma che non volevo assolutamente che quel momento unico si trasformasse in un rituale. Così mia sorella è tornata per almeno un altro paio di anni a Prima porta coi cugini da sola.
Io trovo quel rituale un inutile orpello e trovo sfacciatamente presuntuoso quell'occupare spazio dei morti. Ingombranti e inutili, non servono a nulla. Chissà, i cristiani, che credono nella risurrezione della carne, forse si aspettano che quando arriverà quel giorno, le bare si scoperchieranno e ne usciranno fuori tutti i defunti, rinnovati nelle loro carni, vero miracolo, ben più di quello dello spirito...
Io non ho bisogno di credere a questo mito pagano, non mi serve andare a trovare mamma al cimitero per ricordarmi di lei, e mia sorella me lo rimprovera spesso, bonariamente: ieri sono andata a trovare mamma mi disse una volta, intendendo al cimitero, e io, serafico Ah si? Come sta?!
Mia madre è in me, ogni volta che le cose che mi capitano mi fanno pensare a lei: chissà cosa ne avrebbe pensato mamma, questo le sarebbe piaciuto, questo no...
La visita al cimitero è una sovrastruttura, un bisogno costruito socialmente di ostentare un sentimento che, per quanto mi riguarda, è privato, intimo, personale.
Meglio la cremazione, e la successiva dispersione delle ceneri, almeno non occupi più spazio e non rimane di te una sopravvivenza ingombrante e oscena...
Certo, se ti hanno disperso le ceneri, come fai a risuscitare nella carne ? Ecco perché i cristiani hanno tanto avversato la cremazione, cercando di obbligare la tumulazione dell'urna... Che rito ipocrita quello della messa funebre, polvere alla polvere un paio di maroni. Dai reliquiari dei santi alle ossa dei benedettini il cristianesimo ha sempre avuto il culto fisico dei morti, la reincarnazione non è quella dell'anima, ma quella delle ossa.
Un'idea ancestrale quella di tornare in vita non nello spirito (come si crede) ma nella carne, d'altronde da una religione che a ogni messa mangia il corpo e beve il sangue del figlio di dio cosa ci si deve aspettare?...
Chissà se penserò a tutto questo quando, fra qualche tempo, disperderò le ceneri della mia amica Frances, seguendo sue precise istruzioni sul come farlo e cosa dire...

2 commenti:

Chat Noir ha detto...

Credo che se anche avrai qualche cedimento, qualche dubbio, in un momento come quello di sofferenza, poi dopo un instante tornerai il buon Paesano che Frances conosceva e sarai coerente (in pensieri e azioni) a quanto dici sopra. Condivido a pieno tutto ciò che hai spiegato e se dovessi morire prima di te, fallo presente! Una voce in più può sempre far comodo!!!

Anonimo ha detto...

Ciao Ale!

Anch'io mi trovo d'accordo con molti punti del tuo pensiero! Soprattutto in merito alla cremazione, ma vado oltre: per me l'andare a trovare i morti al cimitero, come anche il funerale, le agenzie di mediazione mortuale, ovvero le pompe funebri, i fiori e i fiorai... a me sembra tutto un business più che un " dovere ", tant'è vero che hanno dedicato pure un giorno, di festa, al ricordo della persona scomparsa. Hai ragione quando dici che le persone, care, restano nella mente... E nel cuore.

piccola postillla personale: io quando vado ad un cimitero mi sconvolgo maggiormente non per l'odore acre dei fiori marci (come te), o l'aria pesante che " senti " addosso (il peso della vita o della morte, che senti sulle spalle), mi sconvolgo quando leggo i nomi e le date di ragazzi come me, o peggio bambini, vissuti meno di quanto sono arrivato finora a vivere io... Mi sconvolge particolarmente il pensiero in sè, successivo: su chi sia il fortunato fra i due, loro o io?

Per la cronaca... Ancora non sono riuscito a trovare risposta.

bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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